Il polpo comune (Octopus vulgaris Cuvier, 1797) o piovra, chiamato erroneamente polipo (nome del tutto scorretto da un punto di vista zoologico), è un cefalopode della famiglia Octopodidae. Polpo Octopus vulgaris Polpo Comune cefalopode famiglia Octopodidae family
Etimologia
Il termine polpo ha origine dal latino pōlypus, da una forma greca dorica πώλυπους (pṓlypous) o πωλύπους (pōlýpous), in attico πολύπους (polýpous), probabilmente da πολύς (polýs), “molto”, e πούς, (póus), “piede”, quindi “dai molti piedi”.
Il termine piovra deriva da pieuvre, forma dialettale normanna derivante dal latino pōlypus.
Spesso ci si riferisce al polpo utilizzando la parola polipo, ma il nome zoologicamente corretto è polpo, in quanto i polipi sono invece animali acquatici (o una forma di essi) appartenenti al phylum dei Cnidari.
Habitat e distribuzione
È un mollusco cefalopode molto diffuso nei bassi fondali, non oltre i 200 metri. Preferisce i substrati aspri, rocciosi, perché ricchi di nascondigli, fessure e piccole caverne in cui nascondersi: l’assenza di endo- ed esoscheletro gli permette di prendere qualsiasi forma, e di passare attraverso cunicoli molto stretti. Presente in tutti i mari e gli oceani, è molto diffuso anche nel Mar Mediterraneo.
Nel Mediterraneo viene pescato principalmente in due diversi periodi dell’anno: da settembre a dicembre (in buone quantità, seppur ancora di piccola taglia) e da maggio a luglio (periodo nel quale è di taglia più grossa).
Descrizione
Il polpo possiede 3 cuori e ha la capacità di cambiare colore molto velocemente e con grande precisione nel dettaglio. Sfrutta questa abilità sia per mimetizzarsi che per comunicare con i suoi simili. Caratteristica principale è la presenza di una doppia fila di ventose su ognuno degli otto tentacoli, il che lo distingue dal moscardino che ha una sola fila di ventose.
Al centro degli otto tentacoli, sulla parte inferiore dell’animale, si trova la bocca che termina con un becco corneo utilizzato per rompere gusci di conchiglie e il carapace dei crostacei dei quali si nutre. Il manto è lungo 8–25 cm, i tentacoli invece sono lunghi in media 40–100 cm, il peso varia da 500 grammi fino a 7–8 kg degli esemplari più grandi.
In genere i maschi sono più grandi delle femmine. L’Octopus vulgaris vive mediamente un anno, massimo un anno e mezzo. Altre specie, come la piovra gigante del Pacifico (Enteroctopus dofleinii) hanno aspettativa di vita maggiore, sopravvivendo anche 5-6 anni.
Può spostarsi rapidamente espellendo con forza l’acqua attraverso un sifone, che viene utilizzato anche per l’emissione dell’inchiostro nero usato in funzione difensiva per confondere possibili predatori.
Riproduzione
Per attrarre le femmine, i polpi effettuano un rituale di corteggiamento. Liberano sperma in pacchetti seminali, detti spermatofore. Per trasferirli alla cavità palleale della femmina durante la copula, utilizzano un braccio modificato chiamato ectocotilo. Dopo che la femmina del polpo ha deposto le uova (in numero che varia da 50.000 a 400.000) le difende da possibili predatori fino alla schiusa.
In questo periodo di 1-2 mesi non si nutre perdendo una gran parte del suo peso e muore dopo la schiusa. Le paralarve che escono dalle uova attraversano prima una fase planctonica, per poi subire metamorfosi, diventare bentonici, ed essere in tutto e per tutto simili ad adulti in miniatura.
Specie affini
Il polpo è talvolta confuso con la polpessa (Octopus macropus), un cefalopode dalle abitudini notturne, meno robusto e con tentacoli più lunghi del polpo che talvolta gli permettono di predare anche il polpo stesso, che è caratterizzato da una livrea rossiccia e punteggiata di bianco.
Comportamento
È considerato uno degli invertebrati più intelligenti; è stato, per esempio, dimostrato che il polpo comune ha la capacità di apprendere se sottoposto a test di apprendimento per associazione e osservando gli altri della sua specie, capacità che era stata dimostrata solo in alcuni mammiferi. Quest’ultima evidenza è alquanto sorprendente, poiché, essendo il polpo un animale fortemente solitario, sembrerebbe inspiegabile un comportamento simile, tipico di animali con rapporti sociali.
Una volta pescato, è in grado di riguadagnare la libertà uscendo attraverso i boccaporti delle navi. Sottoposto a test durante i quali gli è stata somministrata una preda rinchiusa in un barattolo, il polpo ha dimostrato di essere in grado di aprire il barattolo per raggiungere il cibo.
Talora usa acquattarsi sotto gli anfratti rocciosi del fondo marino. In altri casi vive in tane preparate con pietre e conchiglie disposte in circolo, a difesa dell’imboccatura.
Sequenziamento del genoma
Nel 2015, due gruppi di ricerca, all’Università di Chicago e all’Università della California a Berkeley, hanno compiuto il sequenziamento del genoma del polpo e di vari trascrittomi, operazione che ne ha rivelato le notevoli peculiarità.
Si tratta, infatti, di un genoma più ampio di quello umano e con un numero superiore di geni codificanti (circa 33.000, contro i 25.000 del genoma umano). La vastità del genoma è dovuta, in massima parte, all’espansione di due famiglie di geni, le protocaderine e i fattori di trascrizione C2H2.
I geni codificanti per le protocaderine sono presenti in misura doppia rispetto ai mammiferi: trattandosi di proteine implicate nello sviluppo neurale, l’espansione della famiglia dei relativi geni codificanti dà conto dell’ampiezza della loro rete neurale che, oltre a costituire il sistema nervoso più sviluppato tra gli invertebrati, contiene sei volte il numero di neuroni del topo.
Due terzi dei neuroni del polpo, peraltro, sono direttamente collegati agli organi di movimento (al punto che i tentacoli possono svolgere funzioni cognitive perfino da recisi: ad esempio, una volta recisi sono ancora in grado di riconoscere come sé il resto del corpo).
Altra particolarità è stata evidenziata con l’individuazione di un gruppo di proteine coinvolte nello spiccato mimetismo del cefalopode, le reflectine, in grado di alterare le modalità di riflessione ottica della luce che incide sul corpo del polpo.
Inoltre, lo studio del genoma ha permesso la scoperta di un meccanismo che consente alle cellule di cambiare in modo rapido le funzioni di proteine già codificate, intervenendo con modifiche sulle stesse. Gli scienziati ipotizzano che questo meccanismo abbia a che vedere con le eccezionali attitudini all’apprendimento esibite da questi cefalopodi.
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